Su un treno che lo riporta trionfalmente in Austria, Gustav Mahler (Robert Powell) e la moglie Alma (Georgina Hale) vedono il loro rapporto giungere a un punto di rottura. Il viaggio e le schermaglie tra i due suscitano una serie di ricordi sui momenti decisivi della vita del compositore e direttore d'orchestra austriaco: l'infanzia, il rapporto con la famiglia, i problemi legati all'antisemitismo, le difficoltà a trovare pubblico per le proprie opere.

Ken Russell racconta la vita di uno dei più grandi compositori a cavallo tra Ottocento e Novecento: lo fa in maniera impressionistica e non lineare, utilizzando il dispositivo narrativo dello spazio chiuso e della resa dei conti coniugale per far emergere episodi e suggestioni che passano dalla biografia alla traduzione in arte. Ma è proprio quest'ultima a perdersi: la musica di Mahler è onnipresente e insieme inaccessibile e il film fallisce proprio nel dare allo spettatore un osservatorio privilegiato sulla sua genesi, lasciando l'uomo e la sua opera come separati da un'invisibile cortina. Anche il consueto impianto visivo, come sempre ricercato, pecca di qualche caduta di stile, come la lunga sequenza onirica sulla moglie di Wagner, pervasa di un'estetica tra il nazista e il sadomaso. In ogni caso, abbastanza originale da risultare affascinante. Gran Prix tecnico al Festival di Cannes.
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