I vitelloni
Durata
104
Formato
Regista
Cinque nullafacenti nella città natìa del regista, Rimini, trascorrono le loro giornate bighellonando, andando a spasso senza concludere nulla, schiavi della loro perenne inerzia: Moraldo (Franco Interleghi), alter-ego felliniano, lascerà la terra natale; Alberto (Alberto Sordi) è il più caciarone di tutti, il più incline a zingarate e scherzi vari; Riccardo (Riccardo Fellini, fratello di Federico) ha delle velleità artistiche non supportate da un adeguato talento; Fausto (Franco Fabrizi) si sposa ma poi si lascia andare a delle scappatelle; infine c'è Leopoldo (Leopoldo Trieste), l'intellettuale del gruppo.
Il film di Federico Fellini che più di ogni altro mette a nudo la provincia romagnola da cui egli stesso proviene, tributando a quel mondo di falliti sconclusionati un'affettuosa lettera d'amore non priva di compassione. Una delle opere più imprescindibili della prima parte della sua filmografia, I vitelloni è spesso implacabile con i propri personaggi, al di là di ogni ovattata accondiscendenza. L'immaginario di un ambiente profondamente sentito, seppur trasfigurato dalla memoria, è messo in immagini con dolorosa sincerità, senza rinunciare a sottolineare l'immobilismo, centro di ogni paralisi, che attanaglia i personaggi. A renderla una delle opere più significative del cineasta riminese, contribuisce anche il fortissimo senso di malinconia che lo invade da cima a fondo. Fellini, esattamente come Leopoldo, sembra inseguire i suoi vitelloni con gli occhi gonfi di lacrime, tallonandoli con amorevole grazia. Il termine “vitellone”, in seguito al film, è entrato nel linguaggio comune. Il litorale di Rimini è ricreato a Ostia. Attori in stato di grazia. Celeberrima la scena del gesto dell'ombrello di Alberto Sordi ai lavoratori. Leone d'Argento al XIV° Festival di Venezia.