La fine del gioco

Anno

Paese

Durata

58

Formato

Regista




Il piccolo Leonardo (Luigi Valentino), orfano di padre, è rinchiuso in riformatorio da tre anni perché non rientrava in casa alla notte. Viene scelto da una troupe televisiva come caso emblematico della condizione giovanile negli istituti di correzione e intervistato da un giornalista (Ugo Gregoretti). All'inizio la collaborazione sembra possibile ma, durante il viaggio che dovrebbe portare nel paese di Leonardo per la seconda parte del servizio, il ragazzo scende dal treno e scappa.

Gianni Amelio scrive e dirige il suo esordio nel (quasi) lungometraggio, commissionato dalla Rai, con la collaborazione di Domenico Rafele. Sceglie il bianco e nero e una messa in scena altamente stilizzata e geometrica, almeno nella prima parte. Qui, tra carrelli e sequenze simboliche (le passeggiate dei ragazzi, la salita della scala) restituisce con poche immagini e la voce off di Valentino l'angoscia della condizione di quest'ultimo. Per un contrappasso forse inevitabile, il film diventa meno incisivo proprio quando cerca di esplicitare, durante il viaggio, lo scontro (risaputo) tra un adulto paterno e paternalistico e l'irriducibile forza vitale e anarchica di un giovane già esponente dell'italica arte di arrangiarsi. Difficile la deliberata sospensione dell'incredulità, specie oggi, e l'immedesimazione: ma questo non è detto che sia un difetto, considerato il soggetto.


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