Blue
Blue
1993
Paese
Gran Bretagna
Generi
Biografico, Drammatico, Sperimentale
Durata
79 min.
Formato
Colore
Regista
Derek Jarman
Uno schermo monocromatico caratterizzato da un solo fotogramma, virato per tutta la durata del film sull'International Blue Klein (la tipica tonalità di blu usata dall'artista Yves Klein), sul quale scorrono voci, suoni, citazioni e stralci poetici, che vanno a comporre il testamento del regista Derek Jarman, progressivamente sempre più cieco a causa dell'AIDS. Uno dei più iconici esempi di film-testamento del cinema recente, l'ultima opera del regista britannico Derek Jarman è un lavoro unico e irripetibile, alieno da tutto, che trasforma il dramma della malattia nella rinnovata possibilità di un'autoanalisi estrema e terminale, realizzabile solo attraverso gli strumenti del cinema. «La cosa peggiore della malattia è l'insicurezza»: ma è proprio da questa condizione di drammatica dubbiosità che l'autore, vedendo sgretolare tutte le sue certezze e percependo su di sé l'approssimarsi della fine, decide di fare i conti col “cieco fato”, mettendo a nudo la propria interiorità e i propri fantasmi in un'opera che stimola l'immaginazione percettiva dello spettatore, chiamato a colmare il vuoto sullo schermo. Jarman nel film parla di sé, della sua esistenza e del suo stare al mondo, ma ogni sospetto di narcisismo o di disperazione nichilista è spazzato via dal vivido approccio del regista, che rende universale il suo sentimento di spaesamento e perdita con impareggiabile profondità, impreziosita tra l'altro da raffinate citazioni filosofiche e letterarie. Raramente la videoarte è stata così vicina al cinema, animata da un'urgenza spaventosa dinanzi alla quale è davvero difficile rimanere impassibili. A fare da traccia sonora non sono solo le parole, gravi, pensose, drammatiche e profonde, ma anche le scelte musicali fortemente marcate (la soundtrack, encomiabile, è stata elaborata dal regista con Simon Fisher Turner). Nel film sono presenti le voci di alcuni fedelissimi di Jarman come Tilda Swinton, Nigel Kerry e John Quinton, ad amplificare la sensazione di diario intimo. Presentato alla Biennale di Venezia nel 1993.
Maximal Interjector
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