Una prostituta (Susan Hayward), a causa del suo stile di vita, viene accusata di un omicidio che non ha commesso e finisce nella camera a gas. Ispirato a un fatto realmente accaduto, un film duro e capace di centrare il bersaglio che si è prefissato. Robert Wise punta il dito contro la morale pubblica e, in particolare, contro la stampa influenzata dal torbido passato della donna: l'energica campagna mediatica vale più della verità e del desiderio di andare oltre un terribile e ingiusto pregiudizio. I giornali, le radio e le televisioni, plagiano i lettori/ascoltatori/spettatori e questi ultimi sembra che non aspettino altro che farsi plagiare da loro. Il risultato è un dramma ancora oggi attuale, forte nella sua denuncia e valorizzato dalla messinscena precisa e puntuale del regista di Ultimatum alla Terra (1951). Wise lascia che siano i fatti a parlare, senza utilizzare mezzucci retorici di bassa lega, e sfrutta al meglio la notevole sceneggiatura di Nelson Gidding e Don Mankiewicz. Suggestiva colonna sonora jazz a opera di Johnny Mandel e impressionante performance di una Susan Hayward nel ruolo più bello e intenso della sua carriera: l'Academy se n'è accorta e la ha tributato un meritatissimo Oscar come miglior attrice protagonista.