Emily Wong (Maggie Cheung) perde il compagno Lee Hauser (James Johnston), rockstar che muore per overdose. Lei stessa è reduce da una detenzione, e il reinserimento in società non è certo semplice. Famiglia inclusa, nella fattispecie il figlio Jay e il nonno Albrecht (Nick Nolte).

Dopo il pedestre Demonlover (2002), Olivier Assayas torna sulle corde a lui più congeniali di un cinema minuto e sottile, dalle atmosfere vellutate, vicinissimo al mondo interiore e ai volti dei personaggi come agli ambienti e agli spazi che sceglie di raccontare. Il risultato è un film rock catatonico e afflitto che racconta i postumi di una tragedia legata alla droga e la lotta quotidiana di chi a seguito di ciò deve faticare non poco per riagguantare un equilibrio. Il film questo baricentro idilliaco e privo di sconvolgimenti lo insegue con ammirevole dolcezza e profondità ma non lo trova però quasi mai, limitandosi a galleggiare più che a raccontare, mettendosi in posa il più delle volte e raggiungendo l'autenticità del dramma e dell'umanità solo in rari casi. Eccellente Maggie Cheung, premiata con la Palma d'oro come miglior interprete femminile al Festival di Cannes, vero elemento irrinunciabile di un'opera stilisticamente molto personale ma altrimenti modesta.
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