Maggie Cheung, volto ormai noto del cinema di Hong Kong, sbarca nell'industria cinematografica francese per vestire i panni di Irma Vep nel previsto remake televisivo di Les Vampires (1915) di Louis Feuillade. L'esperienza però ha alterne fortune: una costumista le rivolge le sue mire amorose e il regista che doveva dirigerla viene rimpiazzato mettendo in discussione anche la sua presenza nel progetto.

Lavorazione lampo e in Super 16 per il film di Olivier Assayas che, più di ogni altro suo lavoro, appare permeato in profondità ma anche in superficie della perizia da studioso di cinema dell'autore, sia per quanto riguarda l'epoca del muto che in merito al magma più recente e all'epoca ancora in parte da scoprire del glorioso cinema di Hong Kong. Assayas, nonostante i limiti evidenti di un ingranaggio ripiegato su se stesso, incapace di portare a termine un discorso profondo e significante sul ruolo concreto della passione cinefila a cavallo tra passato remoto e futuro prossimo, ha un controllo ammirevole, loquace e versatile sulla materia, quasi come fossimo dentro un'incarnazione febbricitante di passioni private sorrette per altro dall'allora moglie dell'autore, Maggie Cheung. Irrisolto, ma raffinatissimo.
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