Dimmi che mi ami, Junie Moon
Tell Me That You Love Me, Junie Moon
Durata
113
Formato
Regista
In seguito a una serie di terribili ustioni causate dall'acido che un maniaco le ha gettato addosso, Junie Moon (Liza Minnelli) fatica a riconoscere il suo volto devastato quando le vengono tolte le bende in ospedale. Nell'edificio conosce due ragazzi, Arthur (Ken Howard) e Warren (Robert Moore): il primo soffre di attacchi epilettici; il secondo è paralizzato in sedia a rotelle. Una volta dimessi, i tre decidono di andare a vivere insieme.
Tratto da un romanzo di Marjorie Kellogg, Dimmi che mi ami, Junie Moon è una pellicola che conferma la pesante involuzione subita dal cinema di Otto Preminger nell'ultima fase della sua carriera. È un progetto rischioso, sin dal soggetto, che il regista non riesce a controllare come vorrebbe: il risultato appare troppo studiato a tavolino nella cruda rappresentazione dell'origine delle sfortune dei protagonisti, e il tutto è poco scorrevole ed eccessivamente dilatato. Preminger – che aveva già dato vita a tanti triangoli composti da una donna e due uomini nel corso della sua carriera – tenta di firmare una curiosa “commedia tragica” anticonformista, ma finisce soltanto per buttare tutto al vento a causa di un montaggio artefatto e di una narrazione macchinosa. Un film dove non si riconosce quasi mai la mano del regista di Vertigine (1944) e Anatomia di un omicidio (1959).
Tratto da un romanzo di Marjorie Kellogg, Dimmi che mi ami, Junie Moon è una pellicola che conferma la pesante involuzione subita dal cinema di Otto Preminger nell'ultima fase della sua carriera. È un progetto rischioso, sin dal soggetto, che il regista non riesce a controllare come vorrebbe: il risultato appare troppo studiato a tavolino nella cruda rappresentazione dell'origine delle sfortune dei protagonisti, e il tutto è poco scorrevole ed eccessivamente dilatato. Preminger – che aveva già dato vita a tanti triangoli composti da una donna e due uomini nel corso della sua carriera – tenta di firmare una curiosa “commedia tragica” anticonformista, ma finisce soltanto per buttare tutto al vento a causa di un montaggio artefatto e di una narrazione macchinosa. Un film dove non si riconosce quasi mai la mano del regista di Vertigine (1944) e Anatomia di un omicidio (1959).