Jim Morrison (Val Kilmer) viene trovato morto a Parigi nel 1971. Ripercorrendo le tappe più salienti della sua vita (dall'infanzia al clamoroso successo come musicista), il film ne racconta il carisma, il talento e la personalità complessa e tormentata.

Oliver Stone ha affermato di essere un grande fan dei Doors e di essere stato profondamente segnato dalla loro musica. Nel girare un film che vuole omaggiare il loro lavoro, però, il regista (forse) non si accorge che in realtà sta realizzando un'agiografia di Jim Morrison, concentrandosi (fin troppo) anche sulle sue burrascose relazioni sentimentali. Il contesto (musicale, sociale) dell'epoca rimane sullo sfondo e la psicologia del personaggio spesso non è approfondita al punto giusto. La musica è naturalmente in primo piano (ben 25 le canzoni dei Doors presenti nel corso del film), ma la sceneggiatura fatica a valorizzarne la portata e si perde eccessivamente tra momenti ridondanti e cliché sulla natura sciamanica e maledetta della rockstar. Inoltre, i momenti onirici e visionari, inizialmente affascinanti, alla lunga risultano troppo stereotipati e non sempre necessari. Una segnalazione positiva però per Val Kilmer, straordinariamente somigliante al cantautore statunitense.
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