La battaglia definitiva tra Nani, Elfi, Umani e due armate di Orchi accade tra Pontelagolungo e la montagna di Smaug. Thorin Scudodiquercia (Richard Armitage) è portato alla follia dal potere e dal possesso, Bilbo (Martin Freeman) agisce in maniera sconsiderata per difendere le proprie amicizie e Tauriel (Evangeline Lilly) è pronta a sacrificare tutto per l'amore verso il nano Kili (Aidan Turner).

Ultimo capitolo della trilogia de Lo Hobbit, il film enfatizza ancora di più i difetti dei due episodi precedenti: le scene che meriterebbero più spazio, come il prologo, vengono abbreviate, e le sottotrame più vacue (come quella della famiglia di Bard o soprattutto il romanticismo gratuito e molto poco tolkieniano tra Tauriel, inventata da Jackson e compagnia per non eliminare completamente il gentil sesso da questa trilogia prequel, e Kili) finiscono per essere ingombranti e prolisse. Le scene di battaglia eccedono in lunghezza finendo per annoiare e risultare ridondanti. Non bastano un paio di sequenze spettacolari a dare dignità al peggior lungometraggio per il grande schermo tratto dalle opere di J. R. R. Tolkien.
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