Un anziano ebreo (Arnold Marlé) al termine della Seconda guerra mondiale non si rassegna alla scomparsa della figlia Hildegarde (Mai Zetterling) e continua a cercarla. La ritroverà un ufficiale inglese (Guy Rolfe) e scoprirà che la ragazza ha perso la memoria ed è convinta di essere figlia di un gerarca nazista.

Una solida e sentita riflessione sui drammi dell'Olocausto e i suoi strascichi, che vede anche in campo una schiera di buone performance, tra cui spicca quella della futura regista Mai Zetterling. Interessante soprattutto la scissione identitaria incarnato dal suo personaggio di ebrea dimentica delle proprie radici (tradizionalmente fondamentali per il popolo di Sion) e, addirittura, convinta di appartenere alle schiere nemiche. A volte la sceneggiatura appare un po' sfilacciata ma nel complesso l'opera può dirsi piuttosto riuscita e quasi fa rimpiangere che Fisher, qui in una delle sue rarissime opere al di là dell'horror, non abbia avuto la possibilità di cimentarsi con una varietà più vasta di generi.
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