
Il tempo ritrovato
Le temps retrouvé, d'après l'oeuvre de Marcel Proust
Durata
169
Formato
Regista
Morente, nel 1922, Marcel Proust (Marcello Mazzarella) rivolge lo sguardo ad alcuni scatti, correlativi oggettivi per mezzo dei quali ricordare la sua intera esistenza. Più che la realtà, però, sono le sue stesse creazioni letterarie a invadere l'attività cerebrale dello scrittore in punto di morte, in una commistione di realtà e finzione inestricabile e sinuosa.
Il regista cileno Raúl Ruiz si confronta con una sfida titanica e mette mano all'ultimo volume di uno dei massimi capolavori della letteratura universale, Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust. Un'operazione avvolta, ovviamente, nei fumi della malinconia, del ricordo e dalla reminiscenza, che riesce nel miracolo di catturare lo spirito del geniale romanziere per restituirlo in forma stilizzata e condensata, come ogni compendio cinematografico dovrebbe fare. Uno splendido film di parola, raffinato ed elegante, sapiente e costruito in maniera impeccabile. L'approccio di Ruiz è immaginifico, attento a restituire il più possibile la moltiplicità e la natura potenzialmente sterminata della materia scivolosa e rischiosa che si ritrova tra le mani. Ma della quale sembra godere enormemente, lui per primo. La durezza e l'ermetismo del testo, che ha scoraggiato in passato signori cineasti, tra cui Losey e Visconti, diventa con Ruiz coscienza dei propri limiti, equidistanza da ogni tormento artistico e conseguente contemplazione di un'altissima e indifferente forma di bellezza, in virtù della quale lo sguardo del regista si specchia nell'opera di Proust e viceversa. Ottimo il cast a predominanza francofona, ma con tra gli altri anche John Malkovich e il bravo attore siciliano Marcello Mazzarella nei panni di Proust, un ruolo per il quale l'interprete si preparò a dovere studiando sia l'atteggiamento che la produzione letteraria dello scrittore. Nell'originale, la voce di Proust è di Patrice Chéreau. Presentato in concorso al Festival di Cannes.
Il regista cileno Raúl Ruiz si confronta con una sfida titanica e mette mano all'ultimo volume di uno dei massimi capolavori della letteratura universale, Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust. Un'operazione avvolta, ovviamente, nei fumi della malinconia, del ricordo e dalla reminiscenza, che riesce nel miracolo di catturare lo spirito del geniale romanziere per restituirlo in forma stilizzata e condensata, come ogni compendio cinematografico dovrebbe fare. Uno splendido film di parola, raffinato ed elegante, sapiente e costruito in maniera impeccabile. L'approccio di Ruiz è immaginifico, attento a restituire il più possibile la moltiplicità e la natura potenzialmente sterminata della materia scivolosa e rischiosa che si ritrova tra le mani. Ma della quale sembra godere enormemente, lui per primo. La durezza e l'ermetismo del testo, che ha scoraggiato in passato signori cineasti, tra cui Losey e Visconti, diventa con Ruiz coscienza dei propri limiti, equidistanza da ogni tormento artistico e conseguente contemplazione di un'altissima e indifferente forma di bellezza, in virtù della quale lo sguardo del regista si specchia nell'opera di Proust e viceversa. Ottimo il cast a predominanza francofona, ma con tra gli altri anche John Malkovich e il bravo attore siciliano Marcello Mazzarella nei panni di Proust, un ruolo per il quale l'interprete si preparò a dovere studiando sia l'atteggiamento che la produzione letteraria dello scrittore. Nell'originale, la voce di Proust è di Patrice Chéreau. Presentato in concorso al Festival di Cannes.