Napoli. A seguito del ritrovamento di due coniugi morti a breve distanza l'uno dall'altro, il giovane giudice Antonio Spicacci (Amedeo Nazzari) cercherà in tutti i modi di risolvere il caso. Sarà costretto a confrontarsi con l'omertà e una ramificata organizzazione criminale.

Ispirato a fatti realmente accaduti a inizio secolo nel capoluogo campano, Processo alla città è un ottimo esempio di cinema d'impegno civile, tra i più significativi risultati ottenuti da Zampa nella sua carriera. Il regista riesce nell'arduo compito di raccontare una vicenda scomoda eludendo la censura dell'epoca, grazie ai tanti (forse troppi) inserti legati alla vita privata del protagonista. Il delicatissimo tema della camorra viene trattato con impeccabile nobiltà d'intenti, ma i meriti vanno attribuiti anche a un cast particolarmente omogeneo e in parte (in cui svettano Nazzari e la Pampanini, che interpreta la prostituta Liliana), alla messa in scena asciutta e alla solida sceneggiatura (basata su un soggetto di Ettore Giannini e Francesco Rosi). Film di chiusura al Festival di Locarno, vinse anche un premio speciale al Festival di Berlino del 1953.
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