Germania. Il criminale nazista Franz von Gerlach (Maximilian Schell) vive nascosto da anni in una soffitta per evitare l'arresto e il processo, convinto dai famigliari che la nazione sia ancora sotto assedio. L'arrivo improvviso di Johanna (Sophia Loren), moglie del fratello Werner (Robert Wagner), sembrerà dare una svolta alla situazione.

Dramma a sfondo psicologico tratto dall'omonima pièce di Jean-Paul Sartre e diretto da un Vittorio De Sica ben poco ispirato. La sceneggiatura, opera di Cesare Zavattini (non certo al suo meglio) e Abby Mann (scrittore statunitense, noto per avere firmato il soggetto di Vincitori e vinti, diretto da Stanley Kramer nel 1961), arranca tra incoerenze e approssimazioni, denotando la scarsa abilità del regista a delineare le derive e le contraddizioni dell'ossessione. Un film dalle smisurate ambizioni esistenziali, piatto nella realizzazione e presuntuoso nel tratteggiare i ricicli storici, puro pretesto per mettere in scena il talento (in questo caso decisamente appannato) dell'ormai lanciatissima Sophia Loren. Unico vago motivo d'interesse, le ombrose scenografie di Ezio Frigerio. Musiche di Nino Rota; produce, ça va sans dire, Carlo Ponti.
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