Il tetto
Durata
91
Formato
Regista
Costretti a vivere in famiglia e bisognosi di alloggio, i giovani sposini Natale (Giorgio Listuzzi) e Luisa (Gabriella Pallotta) decidono di costruire una casa abusiva per preservare la serenità del figlio in arrivo. Cercheranno di aggirare i divieti legislativi, ma l'intervento delle guardie complicherà la situazione.
Stimolato dall'incontro di Cesare Zavattini con due borgatari friulani, Vittorio De Sica torna agli stilemi neorealisti di Umberto D. (1952) e tratteggia un dramma sulla crisi degli alloggi, contaminando la narrazione con le derive a tratti qualunquiste di Miracolo a Milano (1951). Il risultato è un ibrido poco incisivo, incapace di fotografare con verità l'indigenza popolare e troppo retorico negli inserti sentimentali, che vorrebbero dare un tocco di poesia alla misera quotidianità dei protagonisti. De Sica, al solito, mira al cuore dello spettatore, tentando di suscitare emozioni archetipiche: intento non completamente riuscito, anche se la coraggiosa e ricercata ingenuità dello sviluppo (caratterizzato da un'estrema linearità formale e narrativa) colpisce a tratti nel segno. Fortemente voluto dal regista, che finanziò in prima persona e racimolò denaro recitando per altri autori. Presentato in concorso al Festival di Cannes. Musiche di Alessandro Cicognini, fotografia di Carlo Montuori.
Stimolato dall'incontro di Cesare Zavattini con due borgatari friulani, Vittorio De Sica torna agli stilemi neorealisti di Umberto D. (1952) e tratteggia un dramma sulla crisi degli alloggi, contaminando la narrazione con le derive a tratti qualunquiste di Miracolo a Milano (1951). Il risultato è un ibrido poco incisivo, incapace di fotografare con verità l'indigenza popolare e troppo retorico negli inserti sentimentali, che vorrebbero dare un tocco di poesia alla misera quotidianità dei protagonisti. De Sica, al solito, mira al cuore dello spettatore, tentando di suscitare emozioni archetipiche: intento non completamente riuscito, anche se la coraggiosa e ricercata ingenuità dello sviluppo (caratterizzato da un'estrema linearità formale e narrativa) colpisce a tratti nel segno. Fortemente voluto dal regista, che finanziò in prima persona e racimolò denaro recitando per altri autori. Presentato in concorso al Festival di Cannes. Musiche di Alessandro Cicognini, fotografia di Carlo Montuori.