Bisognoso di liquidi per mantenere la moglie Silvia (Gianna Maria Canale) e incapace di gestire affari remunerativi, l'imprenditore Giovanni Alberti (Alberto Sordi) valuta l'anomala proposta del ricco Bausetti (Ettore Geri), che vuole acquistare un suo occhio. La decisione avrà ovvie e notevoli ripercussioni sulla vita dell'uomo.

Dopo essersi confrontato con le miserie del dopoguerra, Vittorio De Sica mette in scena un soggetto del fedele Cesare Zavattini (anche sceneggiatore) al fine di smascherare le contraddizioni di un'Italia in pieno boom economico. L'attitudine documentaristica, tipica del Neorealismo, non è più adatta a rappresentare le meschinità della classe piccolo-borghese: il regista gioca con il registro satirico, controlla le derive grottesche (eccessive in altre opere: inevitabile pensare a Il giudizio universale, 1961) e sembra guardare con disgusto a un'umanità sull'orlo del collasso. Funzionale, in tal senso, l'uso di Alberto Sordi, maschera calzante di ipocrisie e servilismo. Qualche incoerenza di troppo nella giustapposizione dei registri (commedia e dramma) e alcune lungaggini strutturali, ma il ritmo è buono e l'amarezza di fondo colpisce spesso nel segno. Maria Grazia Buccella è la segretaria. Musiche di Piero Piccioni, fotografia di Armando Nannuzzi. Produce Dino De Laurentiis.
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