Allieva in una scuola privata femminile, la giovane Maddalena Lenci (Carla Del Poggio) spedisce per errore una lettera romantica, destinata a un interlocutore immaginario e scritta dalla sua insegnante Elisa Malgari (Vera Bergman). La missiva finisce nelle mani dell'aitante Alfredo Hartman (Vittorio De Sica): frantendimenti e colpi di scena in agguato.

Seconda regia per Vittorio De Sica, che adatta (con Ferruccio Biancini, Aldo De Benedetti e Sergio Pugliese) la pièce di László Kádár Magdát Kicsapják, già fonte d'ispirazione per l'omonima pellicola (1938) dell'ungherese Ladislao Vajda. Messa in scena più che convenzionale e stereotipi dilaganti: una classica commedia degli equivoci a sfondo sentimentale, che si ispira stilisticamente al cinema dei “telefoni bianchi”, senza particolari guizzi di originalità. Le psicologie dei personaggi, delineate in modo abbastanza superficiale, virano spesso alla caricatura e alcuni momenti (il valzer tra De Sica e Vera Bergman) appaiono stonati; il ritmo, in ogni caso, è frizzante e la sotterranea messa in ridicolo dei professori e dei loro metodi educativi si rivela a tratti assai incisiva. Divertente e non banale la sequenza in cui Alfredo ed Elisa divagano circa la presunta superiorità dei sogni sulla realtà. Musiche di Nuccio Fiorda.
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