La giovane attrice Rose (Salma Hayek) vuole sfondare nel mondo del cinema sfruttando le attenzioni del regista Alex Green (Stellan Skarsgård); contemporaneamente, la fidanzata della ragazza (Jeanne Tripplehorn) inizia a spiarla e a diventare sempre più gelosa.

Più che per la forza della storia (piuttosto banale), Timecode riesce a farsi notare per la forma che esprime: quattro sequenze di circa novanta minuti girate in una singola ripresa, interamente in digitale e in tempo reale. Il trucco sta nell'aumentare il volume dei dialoghi della storia che il regista sceglie di farci seguire di volta in volta: un esperimento sicuramente interessante per la prima parte della sua durata, ma che non regge affatto alla distanza, nonostante la non eccessiva lunghezza. La scommessa di poter girare un prodotto dignitoso con mezzi estremamente ridotti e attraverso l'utilizzo di una singola ripresa si può dire riuscita; ma la resa autoriale latita e l'artificio è troppo ostentato per poter essere ben assimilato dallo spettatore.
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