Moloch
Molokh
1999
Paesi
Russia, Germania, Giappone, Italia, Francia
Genere
Drammatico
Durata
108 min.
Formato
Colore
Regista
Alexandr Sokurov
Attori
Leonid Mozgovoi
Elena Rufanova
Leonid Sokol
Wladimir Bogdanov
Elena Spiridonova
Anatoli Shwedersky
Berchtesgaden, Baviera, 1942. Adolf Hitler (Leonid Mozgovoi) si rifugia in un castello arroccato sulle montagne, in compagnia dell'amante Eva Braun (Elena Rufanova) e dei fedeli Goebbels (Leonid Sokol) e Bormann (Wladimir Bogdanov). Una quotidianità consumata tra crisi ipocondriache, sterili confronti politici e desolanti siparietti sessuali. Aleksandr Sokurov inaugura la propria personalissima riflessione sul Potere con un agghiacciante ritratto in sordina di Adolf Hitler, leader del partito nazista che condusse il mondo sull'orlo del baratro. L'autorità del Führer è ridicolizzata e privata di ogni aura di elezione: la scelta di concentrarsi sull'intimità dei personaggi diventa mezzo primario per una stigmatizzazione dell'orrore, insito in una assurda pretesa di divinizzazione, e il tratteggio di un mondo surreale (il costante ripetersi delle azioni, i dialoghi svuotati di senso) veicola la futura e inevitabile apocalisse. In questo senso, la rivalità tra Hitler e Goebbels assume contorni grotteschi, così come il costante riferimento alle bassezze corporali (il terrore della malattia, le funzioni fisiologiche) simbolizza il patetismo della cosiddetta “razza eletta”. Attraverso uno stile rigoroso e personalissimo (il mirino dei soldati che inquadra le azioni dei capi, quasi a smembrare dall'interno la scala gerarchica), Sokurov scardina ogni regola prestabilita, definendo in maniera magistrale il concetto di alienazione e delineando i limiti e le contraddizioni di un contesto dittatoriale destinato alla rovina. Un'opera estrema e disturbante, di non facile assimilazione a causa del ritmo lento e assorto. Strepitosa la fotografia cupa, sfumata e nebbiosa di Aleksei Fyodorov e Anatoli Rodionov, che sembra dilatare lo schermo, e memorabile sequenza iniziale, con Eva Braun alias Elena Rufanova che volteggia nuda per i corridoi del castello. Presentato in concorso al Festival di Cannes, vinse il premio per la miglior sceneggiatura (firmata da Yury Arabov e Marina Koreneva).
Maximal Interjector
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