Gli ultimi anni della vita di Socrate (Jean Sylvere), tra la fine dell'era della Polis e l'avvento del governo dei 30.

Verso la fine della sua carriera Roberto Rossellini strinse un proficuo rapporto con la RAI, per la quale girò una serie di film televisivi dedicati a grandi figure della storia occidentale (Sant'Agostino, Pascal, Cartesio e Luigi XIV). Caratteristica comune di questi lavori è l'approccio pedagogico, rivolto al grande pubblico che la sera guardava la televisione stancamente e non faceva parte di una “élite intellettual”: un approccio tuttavia spesso destinato a scadere nel didascalismo e nella mera illustrazione, quando non nel tedio più assoluto. Socrate, girato dopo il primo e migliore del lotto La presa del potere da parte di Luigi XIV (1966), è tra gli episodi più riusciti: meglio che negli altri casi, Rossellini riesce a mettere il protagonista della vicenda sullo sfondo di un mutamento storico e renderlo una figura di cerniera tra due epoche, colui che seppe cogliere e interpretare il cambiamento in corso. Seppur molto televisivo nel semplificare in modo quasi volgare il pensiero del filosofo, l'operazione funziona. E anche la ricostruzione storica è buona.
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