La vita di Sant'Agostino (Dary Berkani), dalla nascita in Tunisia fino all'incontro con Ambrogio, all'arrivo a Milano e alla conversione al Cattolicesimo.

Dei tanti film per la televisione che Roberto Rossellini girò a fine carriera, sposando l'idea della divulgazione per un pubblico più ampio possibile, Agostino d'Ippona è, insieme a Atti degli Apostoli (1969) e Cartesius (1974), uno degli episodi meno riusciti. Sullo sfondo del declino dell'Impero Romano, Rossellini cerca di rendere Agostino la figura (culturale e filosofica) cardine del passaggio da un'epoca all'altra, simbolo dello sviluppo della morale dell'essere umano, che da quel momento storico in poi non si sentirà più in obbligo di aiutare solo chi chiede di essere aiutato ma anche chi ha semplicemente bisogno di aiuto. La regia piatta e il pedagogismo di fondo, tuttavia, non risultano funzionali a raccontare una storia tutta interiore. Interessante (e corretta filologicamente) la scelta di far interpretare Agostino a un uomo di colore.
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