Paisà
Durata
125
Formato
Regista
Sei episodi che, in ordine cronologico, seguono la liberazione dell'Italia dall'occupazione nazista. I: una ragazza siciliana (Carmela Sazio) fa strada ai soldati americani appena sbarcati sull'isola. II: in una Napoli da poco liberata, uno sciuscià (Alfonsino Pasca) ruba le scarpe a un soldato americano di colore. III: a Roma una giovane ragazza (Maria Michi) che si prostituisce per necessità incontra per caso un soldato americano con cui aveva passato una notte di felicità nei giorni della liberazione. IV: in una Firenze ancora in mano ai tedeschi, dove si combatte casa per casa, Harriet (Harriet Medin) cerca di trovare il capo partigiano Lupo (Renzo Avanzo). V: tre cappellani militari di fede diversa (un luterano, un cattolico e un ebreo) trovano riparo presso uno sperduto monastero sugli Appennini. VI: alla foce del Po, partigiani e soldati americani stringono d'assedio gli ultimi tedeschi asserragliati.
Tra le vette massime del neorealismo e tra i capolavori assoluti della storia del cinema (italiano e non), Paisà rappresenta l'estensione, a livello nazionale, di Roma città aperta (1945), in cui Rossellini scattò un immortale fotografia della Capitale sotto il giogo dei tedeschi nel '44. Il racconto, sotto l'approccio realistico e calligrafico, cela una grande tensione "etica" che, attraverso la scelta di risalire la penisola insieme agli Alleati, comincia su uno scoglio della Sicilia e finisce al Nord, presso la foce del Po, veicolando l'idea della “risalita morale” di un intero popolo ferito. Lo stile asciutto, per nulla retorico e anti-spettacolare, inoltre, grazie al grande talento di Rossellini, riesce paradossalmente a soffiare dentro alle sei storie un calore e una vitalità umana che solo la vita quotidiana riesce a regalare. Il pessimismo del regista, che si manifesterà con più chiarezza nelle opere successive, tuttavia, comincia a emergere nettamente: tre episodi si concludono con la morte e tre con il manifestarsi di una tragedia sociale (la scoperta della miseria napoletana da parte del soldato di colore), individuale (la ragazza abbandonata dall'americano) e spirituale (la scoperta della fede protestante ed ebraica degli ospiti da parte dei frati nel monastero). Molte, infine, le intuizioni di Rossellini sulla società italiana che verrà: dal rapporto “forzato” e mai disteso con gli americani e l'Occidente, sino al ruolo ingombrante del Cattolicesimo. Scritto dal regista con Sergio Amidei, Klaus Mann, Federico Fellini, Marcello Pagliero, Alfred Hayes e Vasco Pratolini. Nomination all'Oscar per la miglior sceneggiatura originale. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia.
Tra le vette massime del neorealismo e tra i capolavori assoluti della storia del cinema (italiano e non), Paisà rappresenta l'estensione, a livello nazionale, di Roma città aperta (1945), in cui Rossellini scattò un immortale fotografia della Capitale sotto il giogo dei tedeschi nel '44. Il racconto, sotto l'approccio realistico e calligrafico, cela una grande tensione "etica" che, attraverso la scelta di risalire la penisola insieme agli Alleati, comincia su uno scoglio della Sicilia e finisce al Nord, presso la foce del Po, veicolando l'idea della “risalita morale” di un intero popolo ferito. Lo stile asciutto, per nulla retorico e anti-spettacolare, inoltre, grazie al grande talento di Rossellini, riesce paradossalmente a soffiare dentro alle sei storie un calore e una vitalità umana che solo la vita quotidiana riesce a regalare. Il pessimismo del regista, che si manifesterà con più chiarezza nelle opere successive, tuttavia, comincia a emergere nettamente: tre episodi si concludono con la morte e tre con il manifestarsi di una tragedia sociale (la scoperta della miseria napoletana da parte del soldato di colore), individuale (la ragazza abbandonata dall'americano) e spirituale (la scoperta della fede protestante ed ebraica degli ospiti da parte dei frati nel monastero). Molte, infine, le intuizioni di Rossellini sulla società italiana che verrà: dal rapporto “forzato” e mai disteso con gli americani e l'Occidente, sino al ruolo ingombrante del Cattolicesimo. Scritto dal regista con Sergio Amidei, Klaus Mann, Federico Fellini, Marcello Pagliero, Alfred Hayes e Vasco Pratolini. Nomination all'Oscar per la miglior sceneggiatura originale. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia.