
Infedeltà
Dodsworth
Durata
101
Formato
Regista
L'industriale Samuel Dodsworth (Walter Huston) e sua moglie (Ruth Chatterton), non più giovanissimi, programmano un viaggio in Europa. Capiranno di avere priorità diverse: lei incontra un affascinante ufficiale (David Niven), un playboy (Paul Lukas) e un dolce giovanotto (Gregory Gaye), lui una stimolante divorziata americana (Mary Astor) trapiantata in Italia.
Uno dei più solidi e robusti lungometraggi firmati da William Wyler, che si ispira al romanzo Dodsworth (1929) di Sinclair Lewis e alla pièce che ne trasse Sidney Howard – qui assoldato come sceneggiatore del film – nei primi anni Trenta, con Huston ancora una volta nei panni del protagonista. E proprio Walter Huston è il credibile protagonista di una parabola illuminante non solo sulla crisi del matrimonio e della coppia, ma sul declino inarrestabile dell'esistenza umana, che ha come unica speranza l'incontro con l'amore vero. Un film finalmente moderno, ossigenato e costruito secondo i crismi della commedia e del dramma sentimentale, in cui non mancano stoccate di pura cattiveria, che Wyler non risparmia nonostante la confezione iper-raffinata (ma mai stucchevole). Mary Astor, eccezionale, è la perfetta incarnazione del ruolo “di supporto”, ma tutto il parterre dei personaggi – con un asterisco particolare per la baronessa di Maria Ouspenskaya – è praticamente indimenticabile e finemente cesellato. Oscar alle scenografie di Richard Day e candidature a film, regia, attore (Huston), attrice non protagonista (Ouspenskaya), sceneggiatura e suono (a cura di Oscar Lagestrom). Finanziato dalla Samuel Goldwyn Productions.
Uno dei più solidi e robusti lungometraggi firmati da William Wyler, che si ispira al romanzo Dodsworth (1929) di Sinclair Lewis e alla pièce che ne trasse Sidney Howard – qui assoldato come sceneggiatore del film – nei primi anni Trenta, con Huston ancora una volta nei panni del protagonista. E proprio Walter Huston è il credibile protagonista di una parabola illuminante non solo sulla crisi del matrimonio e della coppia, ma sul declino inarrestabile dell'esistenza umana, che ha come unica speranza l'incontro con l'amore vero. Un film finalmente moderno, ossigenato e costruito secondo i crismi della commedia e del dramma sentimentale, in cui non mancano stoccate di pura cattiveria, che Wyler non risparmia nonostante la confezione iper-raffinata (ma mai stucchevole). Mary Astor, eccezionale, è la perfetta incarnazione del ruolo “di supporto”, ma tutto il parterre dei personaggi – con un asterisco particolare per la baronessa di Maria Ouspenskaya – è praticamente indimenticabile e finemente cesellato. Oscar alle scenografie di Richard Day e candidature a film, regia, attore (Huston), attrice non protagonista (Ouspenskaya), sceneggiatura e suono (a cura di Oscar Lagestrom). Finanziato dalla Samuel Goldwyn Productions.