
L'uomo del West
The Westerner
Durata
100
Formato
Regista
Texas, 1882. Mandriani e agricoltori sono in aspro conflitto: il giudice Roy Bean (Walter Brennan), a capo dei primi, condanna alla forca chiunque si macchi di aver sottratto indebitamente del bestiame, incluso il guascone avventuriero Cole (Gary Cooper), che però prova a ingraziarselo. L'uomo, che ama la figlia (Doris Davenport) del capo degli agricoltori (Fred Stone), prenderà in mano la situazione dopo la morte di quest'ultimo.
Un memorabile e affilato Walter Brennan (premiato con l'Oscar come miglior attore non protagonista, il terzo in carriera dopo Ambizione del 1936 e Kentucky del 1938) è la punta di diamante del western un po' scanzonato e anti-John Ford di Wyler, celebre per la sua versatilità ma non del tutto a suo agio con il genere. O meglio: la prima metà del film è fluida e godibile, ma l'operazione si inceppa a partire dalla seconda parte, quando la sceneggiatura di Jo Swerling e Niven Busch decide di occludere tutte le fessure lasciate aperte – anche a buon diritto, s'intende – dalla prima parte. E il contesto diventa più interessante della storia raccontata, nonostante l'innegabile prestanza fisica di un Gary Cooper in forma smagliante e una confezione dignitosa ma non straordinaria. Wyler, però, sa dirigere gli attori con grazia, e permette ai personaggi di interagire con estrema disinvoltura; il ritmo, inoltre, non subisce mai battute d'arresto, non viene compromesso e garantisce discreta solidità al finale. Ultimo film prodotto da Samuel Goldwyn per la United Artist prima di passare a RKO.
Un memorabile e affilato Walter Brennan (premiato con l'Oscar come miglior attore non protagonista, il terzo in carriera dopo Ambizione del 1936 e Kentucky del 1938) è la punta di diamante del western un po' scanzonato e anti-John Ford di Wyler, celebre per la sua versatilità ma non del tutto a suo agio con il genere. O meglio: la prima metà del film è fluida e godibile, ma l'operazione si inceppa a partire dalla seconda parte, quando la sceneggiatura di Jo Swerling e Niven Busch decide di occludere tutte le fessure lasciate aperte – anche a buon diritto, s'intende – dalla prima parte. E il contesto diventa più interessante della storia raccontata, nonostante l'innegabile prestanza fisica di un Gary Cooper in forma smagliante e una confezione dignitosa ma non straordinaria. Wyler, però, sa dirigere gli attori con grazia, e permette ai personaggi di interagire con estrema disinvoltura; il ritmo, inoltre, non subisce mai battute d'arresto, non viene compromesso e garantisce discreta solidità al finale. Ultimo film prodotto da Samuel Goldwyn per la United Artist prima di passare a RKO.