Verona. Il violoncellista Niccolò Vivaldi (Lando Buzzanca), represso, frustrato e perennemente ignorato da chi gli sta intorno, cerca di conquistare consensi e sicurezza fotografando nuda la bella moglie Costanza (Laura Antonelli), per poi mostrarne il corpo ai conoscenti. Il gioco gli sfuggirà presto di mano, provocando tragicomiche conseguenze.

Pasquale Festa Campanile adatta Il complesso di Loth dello scrittore Luciano Bianciardi per mettere in scena le nevrosi, i complessi d'inferiorità e le meschinerie tipicamente nazionali. L'ossessione del protagonista, ridotto a nullità di fronte a se stesso e agli altri e alla continua ricerca di un'identità, diventa simbolo di una rivincita nei confronti del grigio e monotono quotidiano, con un riscatto che passa attraverso l'orgoglio sessuale. Il tema è intrigante, ma la sceneggiatura (firmata dallo stesso regista) mette troppa carne al fuoco, tentando di coniugare comicità (a tratti molto greve), grottesco (le innocue perversioni di Vivaldi) e psicologia spicciola (non manca il riferimento a Sigmund Freud); e la metafora del voyeurismo è pedestre e scontata. Cast altalenante: funzionale la mimica caricaturale di Buzzanca, decisamente rigida e impacciata Laura Antonelli (che si limita a spogliarsi, regalando una serie di splendidi, ma assai ripetitivi, nudi). Lino Toffolo è Cavalmoretti, collega di Vivaldi. Musiche di Riz Ortolani.
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