
I miserabili
Les misérables
Durata
175
Formato
Regista
Provato da un'infanzia terribile, Henri Fortin (Jean-Paul Belmondo) diventa un pugile professionista soprannominato Jean Valjean. Dopo aver abbandonato il ring, comincia a lavorare per una ditta di trasporti: appassionatosi a I Miserabili ed essendo analfabeta, fa leggere ai passeggeri del suo furgone pagine del capolavoro di Victor Hugo. Quando il Nazismo si abbatte sulla Francia, farà di tutto per salvare una famiglia di ebrei.
«Le storie del mondo sono sempre le stesse due o tre che si ripetono», confida André Ziman (Michel Boujenah) a Fortin (un monumentale Jean-Paul Belmondo) parlando del romanzo di Hugo, nonché della guerra e della storia ebraica. Claude Lelouch decide infatti di collocare i suoi derelitti (poiché in realtà non si tratta di vero e proprio adattamento, ma di un'ispirazione su cui ruotano tutti i personaggi) nell'Apocalisse del Novecento, in particolare durante il Nazismo, l'epoca storica «più miserabile di tutte». Ossessionato dai personaggi ma incapace nella lettura, il protagonista preferisce ascoltare e immaginare, per poi ritrovare intorno a sé i vari Cosette, i Thénardier, i Javert e i Marius, proprio come i genitori, anch'essi analfabeti, amavano farsi leggere oralmente le lettere che si scambiavano negli anni di prigionia. Dalla voce over nascono così le rappresentazioni sporadiche del libro che rivivono nell'opera di Lelouch, ricostruendo gli stessi scenari dei disegni originali approvati da Hugo. E, per la prima volta, il cinema del regista francese diviene epico, non solo nel coprire l'arco completo di una vita, ma nel tessere, insieme alle storie già scritte, altrettante parabole significative del nuovo secolo, con un tocco favolistico e universale, perché universale e circolare è il racconto del mondo e dei suoi (anti)eroi. Maestoso e originale, anche se alcuni didascalismi e qualche fastidioso picco melodrammatico minano in parte il risultato finale. Alessandra Martines è Elise Ziman, Annie Girardot è Madame Thénardière.
«Le storie del mondo sono sempre le stesse due o tre che si ripetono», confida André Ziman (Michel Boujenah) a Fortin (un monumentale Jean-Paul Belmondo) parlando del romanzo di Hugo, nonché della guerra e della storia ebraica. Claude Lelouch decide infatti di collocare i suoi derelitti (poiché in realtà non si tratta di vero e proprio adattamento, ma di un'ispirazione su cui ruotano tutti i personaggi) nell'Apocalisse del Novecento, in particolare durante il Nazismo, l'epoca storica «più miserabile di tutte». Ossessionato dai personaggi ma incapace nella lettura, il protagonista preferisce ascoltare e immaginare, per poi ritrovare intorno a sé i vari Cosette, i Thénardier, i Javert e i Marius, proprio come i genitori, anch'essi analfabeti, amavano farsi leggere oralmente le lettere che si scambiavano negli anni di prigionia. Dalla voce over nascono così le rappresentazioni sporadiche del libro che rivivono nell'opera di Lelouch, ricostruendo gli stessi scenari dei disegni originali approvati da Hugo. E, per la prima volta, il cinema del regista francese diviene epico, non solo nel coprire l'arco completo di una vita, ma nel tessere, insieme alle storie già scritte, altrettante parabole significative del nuovo secolo, con un tocco favolistico e universale, perché universale e circolare è il racconto del mondo e dei suoi (anti)eroi. Maestoso e originale, anche se alcuni didascalismi e qualche fastidioso picco melodrammatico minano in parte il risultato finale. Alessandra Martines è Elise Ziman, Annie Girardot è Madame Thénardière.