Perceval
Perceval le gallois
1978
Paesi
Francia, Italia, Rft
Generi
Drammatico, Sperimentale
Durata
138 min.
Formato
Colore
Regista
Eric Rohmer
Attori
André Dussollier
Fabrice Luchini
Pascale de Boysson
Clémentine Amouroux
Jacques Le Carpentier
Antoine Baud
Jocelyne Boisseau
Marc Eyraud
Marie-Christine Barrault
Gérard Falconetti
Pascale Ogier
Marie Rivière
Avventure e incontri del cavaliere errante Perceval (Fabrice Luchini) che, dopo essersi allontanato dal castello in cui viveva con la madre, si è unito ai cavalieri della tavola rotonda di re Artù (Marc Eyraud). Basato sul poema incompiuto Le Roman de Perceval ou le conte du Graal (1175-1190) di Chrétien de Troyes, scrittore medievale francese celebre per i romanzi dedicati al ciclo bretone, uno dei film più personali e avanguardistici di Eric Rohmer. Interessato più allo straordinario fascino lessicale che al contenuto dell'opera di origine, il regista d'oltralpe ha realizzato una rappresentazione teatrale filmata fortemente ancorata al testo scritto. Interpreti che manifestano il ruolo di "attori che recitano", ricorso al coro che canta e commenta gli avvenimenti narrati, trasporto emotivo al grado zero, assenza di drammaturgia cinematografica, fondali fissi ed essenziali, recitazione straniante (personaggi che parlano di sé in terza persona, passaggio senza cesure tra discorso diretto e indiretto): una visione ostica e faticosa, che vive nel segno di un preciso disegno intellettuale in cui il cervello domina il cuore. Rohmer, rielaborando la prosa medievale per renderla più accessibile al pubblico, spoglia la leggenda di re Artù di qualsiasi aura mitica, annulla il versante di lotta cruenta e porta il mito a un livello elementare (secondo quella quotidianità tanto amata dall'autore), anche grazie al ricorso a una illuminazione dai toni pastello priva di chiaroscuro (fotografia di Néstor Almendros) e a inserti animati che avvicinano la pellicola a un'opera magica a misura di bambino. Un dramma avventuroso di matrice sperimentale in cui il ritmo è scandito dai dialoghi, l'azione è inesistente e la vicenda rimane un susseguirsi di eventi per cui è impossibile empatizzare. Tutto girato nello studio di Epinay, con l'ausilio di un'unica, stilizzata scenografia. Un film dalle suggestioni ancestrali e dalla sottile concretezza concettuale tipicamente rohmeriana, trasposta in un contesto decisamente non per tutti i gusti.
Maximal Interjector
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