Durante il Festival di Cannes del 1982, nella camera 666 dell'Hotel Martinez la cinepresa di Wim Wenders raccoglie considerazioni sul futuro del cinema da parte di alcuni registi presenti sulla Croisette.

Wenders sceglie l'impersonalità di una camera d'albergo vuota, abitata solo da una videocamera, un magnetofono, una poltrona e un televisore per registrare su pellicola visioni sul futuro del cinema espresse da suoi colleghi. Lo spunto di partenza è un enorme cedro del libano, che nei pressi dell'aeroporto di Parigi accoglie da anni Wenders in Francia e gli ricorda la giovane età e la caducità della settima arte. Dietro la macchina da presa accesa non c'è nessuno, mentre davanti all'obiettivo la scena è occupata per una volta da uomini abituati a starvi dietro. Il primo a comparire è il maestro Jean-Luc Godard, mentre sullo schermo televisivo scorrono le immagini di una partita di tennis. Dopo di lui si alternano molti grandi nomi del panorama internazionale dell'epoca, presenti a Cannes come giurati o in concorso. Tra gli altri, i due più importanti esponenti del Nuovo Cinema Tedesco Rainer Werner Fassbinder e Werner Herzog, Steven Spielberg, Paul Morrisey e Monte Hellman. Tra le più illuminate appare a posteriori la previsione di Michelangelo Antonioni, di un cinema che non muore ma si trasforma seguendo lo sviluppo delle nuove tecnologie.
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