Crimini invisibili

The End of Violence

Durata

122

Formato

Regista

A Los Angeles la vita di un potente produttore cinematografico sospettato di omicidio (Bill Pullman) si intreccia con quella di uno scienziato incaricato di mettere a punto un complesso sistema di videosorveglianza (Gabriel Byrne).

Ritornato in America a distanza di 13 anni da Paris, Texas (1984), Wenders non trova la stessa fortunata ispirazione nella macchinosa sceneggiatura di Nicholas Klein. Troppi i personaggi gettati nella mischia, molti dei quali solamente abbozzati o ridotti a figurine bidimensionali. Frammentario lo sviluppo narrativo, diluito in rivoli di sottotrame romantiche che non raggiungono alcun risultato se non quello di distanziare i due protagonisti. I due poli, rappresentati dai personaggi del produttore e dello scienziato, dopo una lunga preparazione si sfiorano solo sul finale, e anche in modo abbastanza labile. Il riproporsi di alcune interessanti riflessioni teoriche del cineasta tedesco sull'atto del vedere e delle citazioni pittoriche di Edward Hopper aggiunge alcuni motivi di interesse a un film altrimenti opaco e farraginoso, in cui nonostante un buon cast nessuna interpretazione lascia davvero il segno. Neanche troppo tra le righe è possibile comunque leggervi il pesante atto d'accusa di un innamorato “deluso” dal cinema americano, schiavo di logiche produttive che annullano ogni libertà di sguardo. Ultima apparizione sul grande schermo per il regista Samuel Fuller.
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