Estate in città
Summer in the city
Durata
116
Formato
Regista
Uscito dal carcere, un giovane (Hanns Zischler) cerca di tornare alla normalità dei suoi contatti nell'inverno di Monaco. Quando qualcuno comincia a cercarlo con troppa insistenza, sceglie di abbandonare l'Europa per raggiungere New York.
Primo lungometraggio diretto da Wim Wenders, è un film che sebbene denunci ancora una evidente ruvidezza stilistica, esprime molti dei motivi che saranno propri del cineasta di Düsseldorf. Prima fra tutti, la dimensione del viaggio, colta nella accezione ampia di movimento, esplorazione, transizione. Di non minore importanza l'abbinamento con la musica, in questo film dichiarato programmaticamente già nei titoli di testa: è infatti dedicato ai Kinks e due loro canzoni, la celebre Days e Rainy day in June, sono centrali nella colonna sonora. Accanto ai pezzi del gruppo inglese, nei molti momenti di silenzio e nelle lunghe carrellate metropolitane si ascoltano diversi brani di musica rock americana, a suggerire una terza componente fondativa del cinema wendersiano in questo film già posta in evidenza: la fascinazione per gli Stati Uniti, percepiti come utopistico sogno di libertà. Ritmo decelerato, estrema rarefazione di azione e dialoghi e un bianco e nero, che ricorda lo stile di Jean-Luc Godard e di John Cassavetes, fanno di questa opera prima un oggetto filmico di non facilissima fruizione ma molto interessante, soprattutto per gli ammiratori del regista.
Primo lungometraggio diretto da Wim Wenders, è un film che sebbene denunci ancora una evidente ruvidezza stilistica, esprime molti dei motivi che saranno propri del cineasta di Düsseldorf. Prima fra tutti, la dimensione del viaggio, colta nella accezione ampia di movimento, esplorazione, transizione. Di non minore importanza l'abbinamento con la musica, in questo film dichiarato programmaticamente già nei titoli di testa: è infatti dedicato ai Kinks e due loro canzoni, la celebre Days e Rainy day in June, sono centrali nella colonna sonora. Accanto ai pezzi del gruppo inglese, nei molti momenti di silenzio e nelle lunghe carrellate metropolitane si ascoltano diversi brani di musica rock americana, a suggerire una terza componente fondativa del cinema wendersiano in questo film già posta in evidenza: la fascinazione per gli Stati Uniti, percepiti come utopistico sogno di libertà. Ritmo decelerato, estrema rarefazione di azione e dialoghi e un bianco e nero, che ricorda lo stile di Jean-Luc Godard e di John Cassavetes, fanno di questa opera prima un oggetto filmico di non facilissima fruizione ma molto interessante, soprattutto per gli ammiratori del regista.