Un fotografo tedesco (Campino), a Palermo per lavoro, è perseguitato da una misteriosa presenza. Nella città siciliana incontra anche una giovane restauratrice (Giovanna Mezzogiorno), con cui inizia una relazione.

Commissionato da Comune di Palermo e Regione Sicilia, è uno dei film meno riusciti nell'ultima produzione del cineasta di Düsseldorf. I temi dell'artista in crisi, della fotografia digitale come manipolazione della realtà e del connubio arte-morte sono al centro di questa digressione mediterranea del regista di Lisbon Story (1984). Proprio con quel film Palermo Shooting intrattiene i più evidenti legami di parentela, ma in questo caso la frizione tra lo sguardo mitteleuropeo del regista e il pittoresco siciliano partorisce un risultato poco convincente. Complice un cast non certo entusiasmante, se si esclude la partecipazione di Dennis Hopper, il film scivola in un limbo a metà strada tra cervellotica visione d'autore e esotismo da cartolina, entrambi esaltati da un poco felice utilizzo del digitale. Molte, forse troppe, le citazioni, pittoriche (Dalì, Escher) e cinefile (Bergman, Antonioni). Nelle numerose sequenze oniriche sembra che Wenders tenti di emulare, con scarso successo, lo stile di David Lynch, e anche la figura di Dennis Hopper ha qualche tratto in comune con il Mistery Man di Strade Perdute (1997). Il film è dedicato a Ingmar Bergman e Michelangelo Antonioni, scomparsi durante le riprese.
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