Il sindacalista

Saverio (Lando Buzzanca) è un operaio siciliano di una fabbrica bergamasca. Sempre pronto a far valere i propri diritti, l'uomo partecipa e organizza azioni di protesta in continuazione, ma ben presto questa sua tendenza viene sfruttata da parte del padrone della ditta per i propri interessi.

Commedia ironica che riprende la tematica di fondo de La classe operaia va in paradiso (1971) di Elio Petri, anche se con toni meno ossessivi e più farseschi, il film di Salce mette al centro della propria attenzione l'incapacità dei sindacati di combattere per quello che davvero sta a cuore agli operai, risultando così delle istituzioni lontane e di poco valore e spingendo l'esasperato di turno a farsi giustizia da solo. La narrazione, pur potendo vantare argutezza e spigliatezza, perde presto di forza, accontentandosi di mostrare delle scenette di poca sostanza alle quali manca un collante in grado di compattare le diverse istanze dell'opera, vale a dire quelle comiche e quelle di denuncia, che appaiono invece sovrapposte e confuse le une sulle altre. Buzzanca, nei panni del protagonista, è divertente se preso a piccole dosi ma alla lunga la sua interpretazione risulta fin troppo stucchevole e sopra le righe. L'ironia del regista, che non viene mai meno, prova a fare il possibile (si ricordi la nota scena delle pernacchie telefoniche al padrone), ma la riuscita generale non trova maggior conforto da qualche momento isolatamente azzeccato.