French Cancan
French Cancan
Durata
102
Formato
Regista
A Parigi, nel 1889, l'imprenditore Zizi Danglard (Jean Gabin) coltiva il sogno di costruire un teatro in cui riportare in vita le coreografie del Can-can. Ci riuscirà dopo rocambolesche vicende, riunendo amanti e talenti sotto l'insegna del Moulin Rouge.
Il ritorno di Renoir dopo una lunga esperienza all'estero, è un omaggio appassionato e giocoso al vecchio mondo del music-hall. Se la trama, per stessa ammissione del regista, non è che un futile e quasi infantile pretesto, ogni interesse va ricercato nel raffinato décor, e in una rappresentazione così stilizzata da ricordare, secondo Truffaut, le famose stampe popolari della città di Epinal. Il colore è l'elemento centrale in questo effimero gioco di messa in scena, come lo è l'idea stessa del movimento, che culmina nel meraviglioso finale. Giocando con il cromatismo puro, filmato senza l'utilizzo di filtri o luci colorate, Renoir evoca direttamente la pittura, guardando a maestri come Degas e Toulouse-Lautrec. È stato anche il film che ha riportato Jean Gabin a lavorare con Renoir dopo i capolavori degli anni Trenta La Grande Illusione (1937) e L'angelo del male (1938). Nel cast, oltre a Gabin, sfila una folta galleria di personaggi importanti nella scena artistica francese degli anni Cinquanta, con un cameo, tra gli altri, di Edith Piaf. La celebre canzone Complainte de la Butte, diventata un inno a Montmartre, fu scritta dallo stesso Renoir per la colonna sonora del film.
Il ritorno di Renoir dopo una lunga esperienza all'estero, è un omaggio appassionato e giocoso al vecchio mondo del music-hall. Se la trama, per stessa ammissione del regista, non è che un futile e quasi infantile pretesto, ogni interesse va ricercato nel raffinato décor, e in una rappresentazione così stilizzata da ricordare, secondo Truffaut, le famose stampe popolari della città di Epinal. Il colore è l'elemento centrale in questo effimero gioco di messa in scena, come lo è l'idea stessa del movimento, che culmina nel meraviglioso finale. Giocando con il cromatismo puro, filmato senza l'utilizzo di filtri o luci colorate, Renoir evoca direttamente la pittura, guardando a maestri come Degas e Toulouse-Lautrec. È stato anche il film che ha riportato Jean Gabin a lavorare con Renoir dopo i capolavori degli anni Trenta La Grande Illusione (1937) e L'angelo del male (1938). Nel cast, oltre a Gabin, sfila una folta galleria di personaggi importanti nella scena artistica francese degli anni Cinquanta, con un cameo, tra gli altri, di Edith Piaf. La celebre canzone Complainte de la Butte, diventata un inno a Montmartre, fu scritta dallo stesso Renoir per la colonna sonora del film.