La ricchezza del sempre ubriaco Ramiro (Fernando Soler) è sfruttata da tutti i suoi familiari. Collassato durante una festa, il protagonista verrà aiutato dal fratello medico, che decide di dargli una lezione facendogli credere che ha sperperato tutto.

Al suo secondo film messicano, Buñuel è nella fase in cui sta ancora cercando di ricostruirsi una carriera (dopo l'esilio forzato dalla Spagna franchista). E per farlo è disposto ad accettare commedie leggere abbastanza superficiali. Ne Il grande teschio il regista conferma alcuni dei protagonisti già utilizzati in Gran casino (1946) e dà vita a un racconto farsesco condotto con il non troppo originale gioco dell'inganno. Di conseguenza, ne nascono situazioni al limite dell'assurdo che sono semplici scorciatoie per incontrare la risata del pubblico. Ciò nonostante, vi sono qua e là incastonati dei chiari segnali di risveglio dell'autore: la sequenza apparentemente divertente del tentato suicidio, può esserne l'emblema. Sicuramente più scorrevole del film precedente, resta un'opera minore nella filmografia di Buñuel. Nel 2013 ne è stato fatto un remake, intitolato Nosotros los Nobles e diretto da Gary Alazraki.


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