Il ricco Francisco Galvan de Montemayor (Arturo de Córdova) si innamora di Gloria (Delia Garcés), già fidanzata con l'amico Raul Conde (Luis Beristáin). Una volta conquistata e sposata la donna, il protagonista ne sarà talmente ossessionato e geloso da volerla uccidere.

Pur rispettando appieno gli stilemi del cinema classico messicano dell'epoca, Buñuel dirige una pellicola unica nel suo genere, infarcita di rimandi (anche abbastanza espliciti) ai temi cardine della sua prima produzione surrealista. Sin dall'incipit, in cui la lavanda dei piedi in una chiesa viene accostata al desiderio feticista dell'uomo (richiamo al medesimo soggetto presente ne L'âge d'or del 1930), si può apprezzare un melodramma con risvolti tragici e violenti in grado di focalizzare la propria attenzione sui disturbi e sulle pulsioni umane più feroci. In questo modo, l'attrazione si trasforma in desiderio, il desiderio in gelosia, la gelosia in violenza. Un'escalation inarrestabile ignorata completamente dalla società (borghese) e dalla religione (cattolica), attente entrambe solo alle apparenze. Grazie a un pungente bianco e nero, e a degli interni Art déco di grande suggestione, l'opera emoziona e coinvolge sin dal primo minuto, in un percorso ellittico che si apre e si conclude in un luogo religioso: nelle prime battute una chiesa, nelle ultime un convento. Notevole, anche per merito di una solida sceneggiatura.


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