Oliverio (Esteban Márquez) è costretto a ritornare dal viaggio di nozze perché sua madre sta morendo. La donna chiede al figlio di cercare un notaio, in modo che possa redigere il testamento in extremis. Il protagonista affronta quindi un lungo e confuso viaggio in autobus per soddisfare il suo volere.

Due anni dopo il successo internazionale de I figli della violenza, Buñuel dirige una pellicola ispirata alle disavventure private del suo amico poeta Manuel Altolaguirre (che firma anche la sceneggiatura). Si tratta di un racconto a ostacoli, in cui il regista imprime dei curiosi cambi di tono repentini: si passa dallo spassoso chiasso dell'automezzo al lussurioso sogno del protagonista; dalla leggerezza dei canti e dei balli sino al terribile funerale di un bambino, la cui bara bianca viene caricata e trasportata al cimitero. I temi cari al cineasta spagnolo ci sono tutti, compreso il concetto di desiderio represso, incarnato dalla provocante e bellissima Lilia Prado. Il ritmo è incalzante e alcune sequenze riescono a spiazzare, ma gli spunti di riflessione sono un po' pochi e, al termine della visione, non rimane poi moltissimo da ricordare.


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