Il compromesso
The Arrangement
Durata
125
Formato
Regista
Ricco pubblicitario di successo, Eddie Anderson (Kirk Douglas) piomba nell'insoddisfazione e nella depressione, fino a tentare il suicidio. Diviso fra un matrimonio infelice con Florence (Deborah Kerr) e l'amore fedifrago per Gwen (Faye Dunaway), Eddie passa in rassegna la sua vita tra amarezze e rimpianti, alla ricerca di se stesso.
È forse il più personale e autobiografico tra i film di Elia Kazan, tratto da un romanzo scritto da lui stesso e pubblicato nel 1967. Non è difficile vedere nel personaggio disilluso di Douglas un alter ego dello stesso Kazan, a partire dal vissuto familiare e dalle comuni origini turco-greche. Per questo motivo, il film va visto insieme all'altra pellicola-confessione del regista, Il ribelle dell'Anatolia (1963), con cui si riallaccia direttamente e di cui rappresenta un'opera complementare nonostante le enormi differenze stilistiche. Il compromesso è anche il film di Kazan maggiormente influenzato dal virtuosismo estetico delle Nouvelle Vagues e del cinema anni Sessanta: tra jump cut, frammentazione temporale, invenzioni visive e montaggio frenetico, si dipana un'opera discontinua e certamente non priva d'imperfezioni, ma dotata di una sincerità disarmante, sospesa tra amarcord esistenziale e feroce critica agli inganni della società borghese-capitalista americana.
È forse il più personale e autobiografico tra i film di Elia Kazan, tratto da un romanzo scritto da lui stesso e pubblicato nel 1967. Non è difficile vedere nel personaggio disilluso di Douglas un alter ego dello stesso Kazan, a partire dal vissuto familiare e dalle comuni origini turco-greche. Per questo motivo, il film va visto insieme all'altra pellicola-confessione del regista, Il ribelle dell'Anatolia (1963), con cui si riallaccia direttamente e di cui rappresenta un'opera complementare nonostante le enormi differenze stilistiche. Il compromesso è anche il film di Kazan maggiormente influenzato dal virtuosismo estetico delle Nouvelle Vagues e del cinema anni Sessanta: tra jump cut, frammentazione temporale, invenzioni visive e montaggio frenetico, si dipana un'opera discontinua e certamente non priva d'imperfezioni, ma dotata di una sincerità disarmante, sospesa tra amarcord esistenziale e feroce critica agli inganni della società borghese-capitalista americana.