Viaggio all'inizio del mondo
Viagem ao principio do mundo
Durata
93
Formato
Regista
L'attore francese Alfonso (Jean-Yves Gautier), mentre si trova in Portogallo per le riprese di un film, decide di andare alla ricerca delle proprie radici. Due attori, insieme al regista Manoel (Marcello Mastroianni), lo accompagnano.
Viaggio all'inizio del mondo è forse il film più personale di Manoel de Oliveira, chiaramente ispirato alla sua autobiografia e con Mastroianni che funge da suo esplicito alter ego. Ispirata a una storia vera, raccontata al regista portoghese da un suo attore, la pellicola nasce da un soggetto e da una sceneggiatura scritti dallo stesso de Oliveira, senza l'ausilio di collaboratori o di riferimenti letterari di alcun tipo (fatta eccezione per la didascalia iniziale tratta da Nietzsche). È un viaggio nella memoria che vede coinvolti diversi personaggi: un regista che non riconosce più i luoghi che frequentava da ragazzo, e un attore che prova a dare forma ai racconti del padre sul proprio paese natale. Andando a ritroso lungo le linee del tempo, si ritrovano legami di sangue (la zia di Alfonso, mai conosciuta prima) e si concretizzano ricordi che, forse, avrebbero fatto meglio a rimanere tali. È un film fortemente malinconico, ma anche pregno di un'ironia non banale, dove de Oliveira (interpretando lui stesso il ruolo dell'autista) traghetta esplicitamente i suoi personaggi dal presente al passato, dalla finzione del set alla realtà della vita. Toccante e girato con grande eleganza, anche grazie alla bella fotografia di Renato Berta. Indimenticabile Marcello Mastroianni, qui alla sua ultima prova per il grande schermo; anche per lui, così come per il regista, è un'opera testamentaria e tra le più significative della seconda parte di carriera. Presentato nel maggio del 1997 al Festival di Cannes (Mastroianni morì nel dicembre del 1996) fuori concorso, dove ottenne il premio FIPRESCI attribuito dalla critica internazionale.
Viaggio all'inizio del mondo è forse il film più personale di Manoel de Oliveira, chiaramente ispirato alla sua autobiografia e con Mastroianni che funge da suo esplicito alter ego. Ispirata a una storia vera, raccontata al regista portoghese da un suo attore, la pellicola nasce da un soggetto e da una sceneggiatura scritti dallo stesso de Oliveira, senza l'ausilio di collaboratori o di riferimenti letterari di alcun tipo (fatta eccezione per la didascalia iniziale tratta da Nietzsche). È un viaggio nella memoria che vede coinvolti diversi personaggi: un regista che non riconosce più i luoghi che frequentava da ragazzo, e un attore che prova a dare forma ai racconti del padre sul proprio paese natale. Andando a ritroso lungo le linee del tempo, si ritrovano legami di sangue (la zia di Alfonso, mai conosciuta prima) e si concretizzano ricordi che, forse, avrebbero fatto meglio a rimanere tali. È un film fortemente malinconico, ma anche pregno di un'ironia non banale, dove de Oliveira (interpretando lui stesso il ruolo dell'autista) traghetta esplicitamente i suoi personaggi dal presente al passato, dalla finzione del set alla realtà della vita. Toccante e girato con grande eleganza, anche grazie alla bella fotografia di Renato Berta. Indimenticabile Marcello Mastroianni, qui alla sua ultima prova per il grande schermo; anche per lui, così come per il regista, è un'opera testamentaria e tra le più significative della seconda parte di carriera. Presentato nel maggio del 1997 al Festival di Cannes (Mastroianni morì nel dicembre del 1996) fuori concorso, dove ottenne il premio FIPRESCI attribuito dalla critica internazionale.