Roma città aperta

Premi Principali

Grand Prix al Festival di Cannes 1946

Anno

Paese

Generi

Durata

103

Formato

Roma, 1944. Mentre i nazisti impongono il coprifuoco alla città, l'ingegner Manfredi (Marcello Pagliero), comunista in contatto con il CLN, scampa a una retata della Gestapo e si rifugia da un amico tipografo e dalla sua promessa sposa Pina (Anna Magnani). Attraverso quest'ultima, entrerà in contatto con Don Pietro (Aldo Fabrizi), prete vicino alla Resistenza, con il quale cercherà di comunicare con i partigiani nascosti in città. Ma le SS sono sulle loro tracce.

Immortale capolavoro del cinema italiano, giustamente ritenuto l'opera simbolo del Neorealismo. Rigettando con forza l'enfasi retorica del MinculPop d'epoca fascista, Rossellini gira un film sulla quotidianità nella Roma occupata, prediligendo un registro asciutto e austero (e quindi morale). Un vero e proprio “pedinamento del reale” (alla maniera di Cesare Zavattini), infatti, prende corpo davanti agli occhi dello spettatore grazie al gusto personale del regista romano per le piccole cose e per i fatti insignificanti, in una sobrietà che non significa mai pretesa di obiettività, quanto piuttosto grande amore per gli esseri umani e la loro vita. La realtà viene inseguita, lasciando che si dipani e srotoli con spontaneità di fronte alla macchina da presa, così che la finzione del film finisce per diventare "vera" quanto la realtà dei fatti. Straordinaria la dirompente forza di alcuni personaggi (Don Pietro, prete antifascista che sembra incarnare e anticipare l'Italia cattolica e repubblicana che verrà, e Pina, donna e madre con una profondità e un ventaglio di accenti che ne fanno una persona reale, quasi palpabile) e l'incredibile progressione drammatica ed etica della seconda parte, che culmina nella scena della maledizione lanciata (e poi subito ritirata) dal prelato verso i Nazisti. «Oh, non è difficile morire bene; difficile è vivere bene». In origine doveva essere un documentario su Don Morosini, prete ucciso dai nazisti nel 1944. Molte riprese furono effettuate di notte (di giorno la luce non veniva attaccata), con il coprifuoco ancora in vigore e in condizioni di clandestinità. L'instant movie, probabilmente, più importante della storia del cinema. Palma d'oro (all'epoca Grand Prix du Festival International du Film) al Festival di Cannes e nomination all'Oscar per la miglior sceneggiatura originale (Sergio Amidei, Federico Fellini, Roberto Rossellini e Alberto Consiglio), nonostante le feroci critiche iniziali.
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