
Gli uomini, che mascalzoni...
Durata
67
Formato
Regista
Bruno (Vittorio De Sica) si innamora della bella Mariuccia (Lya Franca) e per conquistarla è disposto a tutto. A causa di una funesta gita al lago, però, il ragazzo si troverà senza lavoro e senza fidanzata.
Presentato durante la primissima edizione della Mostra di Venezia, Gli uomini, che mascalzoni… è una pellicola tanto godibile quanto rivoluzionaria per il nostro cinema. Camerini utilizzò questo progetto per rompere le regole e girare diverse scene in esterni, riprendendo un'inedita Milano, realistica e allo stesso tempo sorprendente. Ad anticipare la futura corrente del neorealismo è la scelta di un protagonista (De Sica) dai canoni estetici poco conformi che in futuro (coincidenze?) sarà uno dei massimi esponenti di suddetta corrente. Tra Camerini e De Sica nacque una buona sintonia, tanto che i due si ritroveranno sui set de Il signor Max (1937) e I grandi magazzini (1939). Vivacissimo affresco della vita di quegli anni che dipinge le passioni dirompenti lungo un percorso che inevitabilmente condurrà al lieto fine ma complicando notevolmente la vita ai personaggi, si tratta di una pellicola ancora oggi ricordata e citata tra le pietre miliari del cosiddetto cinema dei “telefoni bianchi”. L'insieme è supportato da un ritmo sostenuto e dinamismo scenico calibrato alla perfezione da Camerini, senza mai cali d'attenzione (in questo il film è avvantaggiato dalla sua durata esigua) o picchi di noia. Indimenticabile la scelta di introdurre la canzone Parlami d'amore Mariù che deve proprio a questo lavoro il suo enorme successo.
Presentato durante la primissima edizione della Mostra di Venezia, Gli uomini, che mascalzoni… è una pellicola tanto godibile quanto rivoluzionaria per il nostro cinema. Camerini utilizzò questo progetto per rompere le regole e girare diverse scene in esterni, riprendendo un'inedita Milano, realistica e allo stesso tempo sorprendente. Ad anticipare la futura corrente del neorealismo è la scelta di un protagonista (De Sica) dai canoni estetici poco conformi che in futuro (coincidenze?) sarà uno dei massimi esponenti di suddetta corrente. Tra Camerini e De Sica nacque una buona sintonia, tanto che i due si ritroveranno sui set de Il signor Max (1937) e I grandi magazzini (1939). Vivacissimo affresco della vita di quegli anni che dipinge le passioni dirompenti lungo un percorso che inevitabilmente condurrà al lieto fine ma complicando notevolmente la vita ai personaggi, si tratta di una pellicola ancora oggi ricordata e citata tra le pietre miliari del cosiddetto cinema dei “telefoni bianchi”. L'insieme è supportato da un ritmo sostenuto e dinamismo scenico calibrato alla perfezione da Camerini, senza mai cali d'attenzione (in questo il film è avvantaggiato dalla sua durata esigua) o picchi di noia. Indimenticabile la scelta di introdurre la canzone Parlami d'amore Mariù che deve proprio a questo lavoro il suo enorme successo.