Schizopolis
Schizopolis
Durata
96
Formato
Regista
Un impiegato d'ufficio, Fletcher Munson (Steven Soderbergh), deve scrivere un discorso per un famoso filosofo. Il dottor Jeffrey Korchek (Steven Soderbergh) si invaghisce di una paziente. La signora Munson (Betsy Branltey) è in crisi con il marito Fletcher. La stessa storia viene raccontata da tre punti di vista diversi.
Curioso, ma abbastanza autoreferenziale, esperimento narrativo. Senza una vera e propria trama, la pellicola si dipana in tre atti narrativi diversi che seguono ognuno un personaggio e il suo punto di vista della storia. Tra virtuosismi registici e digressioni nell'assurdo, sul tutto domina il nonsense di una pellicola metacinematografica che più volte riflette sul concetto di “film nel film”, ma lo fa in maniera sciatta e spesso irritante. Un centro tematico potrebbe essere l'assenza di rapporti e la mancanza di comunicazione tra esseri umani, con i personaggi che spesso parlano lingue diverse o si esprimono con parole prive di senso: il messaggio però è confuso e il film si perde molto presto, riducendosi a un mero esercizio di stile. Il difetto principale, però, sta nella mancanza di motivazioni che giustificano gli sviluppi narrativi, portando così l'interesse a calare con il passare dei minuti, dando vita a un risultato vuoto e pretenzioso. Accettare il gioco messo in scena da Soderbergh, in questo caso, è quasi impossibile.
Curioso, ma abbastanza autoreferenziale, esperimento narrativo. Senza una vera e propria trama, la pellicola si dipana in tre atti narrativi diversi che seguono ognuno un personaggio e il suo punto di vista della storia. Tra virtuosismi registici e digressioni nell'assurdo, sul tutto domina il nonsense di una pellicola metacinematografica che più volte riflette sul concetto di “film nel film”, ma lo fa in maniera sciatta e spesso irritante. Un centro tematico potrebbe essere l'assenza di rapporti e la mancanza di comunicazione tra esseri umani, con i personaggi che spesso parlano lingue diverse o si esprimono con parole prive di senso: il messaggio però è confuso e il film si perde molto presto, riducendosi a un mero esercizio di stile. Il difetto principale, però, sta nella mancanza di motivazioni che giustificano gli sviluppi narrativi, portando così l'interesse a calare con il passare dei minuti, dando vita a un risultato vuoto e pretenzioso. Accettare il gioco messo in scena da Soderbergh, in questo caso, è quasi impossibile.