I fantasmi del cappellaio
Les fantômes du chapelier
Durata
120
Formato
Regista
Léon Labbé (Michel Serrault) è un cappellaio di un paesino della Bretagna che nasconde un segreto: ha ucciso sua moglie, ma finge, agli altri a se stesso, che sia malata. Per non farsi scoprire, è costretto a uccidere le amiche che ogni anno vanno a trovarla per il suo compleanno. Il vicino di casa, il sarto armeno Kachoudas (Charles Aznavour), scoprirà i suoi crimini.
Grazie a Georges Simenon e il suo romanzo I fantasmi del cappellaio del 1949, Chabrol realizza uno dei migliori adattamenti dello scrittore belga e uno dei suoi film più riusciti tra gli anni Settanta e Ottanta. Sembra che Simenon abbia incontrato Hitchcock attraverso la mano di Chabrol, che in questo film omaggia liberamente il maestro inglese con chiari riferimenti a Psycho (1960) e La finestra sul cortile (1954). Eppure il regista francese riesce a emanciparsi dal proprio modello di riferimento, realizzando, più che un giallo, un dramma di ombre e follie domestiche, di inquieti voyeurismi e ossessioni cittadine. Il chiacchiericcio al bar, e il vagare per le vie del paese ininterrottamente piovoso, con un unico cinema che proietta solo vecchi film, rendono i due protagonisti complici di solitudini e di colpe da espiare eternamente, in un'atmosfera squisitamente, ma diversamente, noir. Splendide le interpretazioni di Aznavour, efficace anche solo attraverso gli sguardi e la minuta corporeità, e di Serrault, comicamente grottesco, esilarante e psicotico.
Grazie a Georges Simenon e il suo romanzo I fantasmi del cappellaio del 1949, Chabrol realizza uno dei migliori adattamenti dello scrittore belga e uno dei suoi film più riusciti tra gli anni Settanta e Ottanta. Sembra che Simenon abbia incontrato Hitchcock attraverso la mano di Chabrol, che in questo film omaggia liberamente il maestro inglese con chiari riferimenti a Psycho (1960) e La finestra sul cortile (1954). Eppure il regista francese riesce a emanciparsi dal proprio modello di riferimento, realizzando, più che un giallo, un dramma di ombre e follie domestiche, di inquieti voyeurismi e ossessioni cittadine. Il chiacchiericcio al bar, e il vagare per le vie del paese ininterrottamente piovoso, con un unico cinema che proietta solo vecchi film, rendono i due protagonisti complici di solitudini e di colpe da espiare eternamente, in un'atmosfera squisitamente, ma diversamente, noir. Splendide le interpretazioni di Aznavour, efficace anche solo attraverso gli sguardi e la minuta corporeità, e di Serrault, comicamente grottesco, esilarante e psicotico.