Durante la Guerra di Secessione, il caporale nordista Jonathan McBarney (Clint Eastwood) viene trovato da una ragazzina (Pamelyn Ferdin) in mezzo a un bosco. Questa lo conduce in un collegio femminile del Sud, dove scatenerà gelosie di ogni sorta.

Da un romanzo di Thomas P. Cullinan, uno dei lungometraggi più intensi e anticonvenzionali firmati Don Siegel (L'invasione degli ultracorpi del 1956). Il regista abbandona la consueta essenzialità stilistica a favore d'inquadrature sghembe, sovraimpressioni e flashback menzogneri: il tutto per restituire allo spettatore la confusione provata dal protagonista che si accorge, gradualmente, di essere finito in un incubo a occhi aperti ancor più angosciante della guerra stessa. L'arrivo di un uomo in una struttura totalmente femminile provoca il caos: l'invidia genera mostri e la rivalità tra le donne sarà fatale al soldato interpretato da un efficace Clint Eastwood. Il cambio di genere è evidente e deciso, da un dramma leggero con risvolti sentimentali (piuttosto piatto) a un gotico inquietante ad alta tensione, che segna un'evidente crescita della pellicola nella seconda parte. Splendida la cornice iniziale e finale contrassegnata da un'ottima fotografia dal sapore vintage.
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