Il paese del sesso selvaggio

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93

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Durante un soggiorno in Thailandia, il fotografo inglese John Bradley (Ivan Rassimov) scappa dalla polizia in seguito a un delitto compiuto per legittima difesa e fugge nella giungla, dove viene catturato da una tribù indigena. Adattarsi a una vita primitiva e piena di orribili pericoli sarà un'impresa ardua.

Film d'avventura low budget, dal titolo e dagli intenti vanamente provocatori e pruriginosi, considerato il capostipite del cannibal movie, che ha in Cannibal Holocaust (1980) di Ruggero Deodato il suo esempio più celebre. Pur non indugiando su effetti splatter e truculenti tipici del genere, Il paese del sesso selvaggio ne contiene molti cliché: lo scontro tra la civiltà e il mondo ferino della giungla, efferatezze e torture, nudità e crudeltà gratuite contro animali, il tutto inserito in una trama avventurosa ridotta all'osso. Un cocktail di brutalità miscelato senza alcuna pretesa, se non quella di colpire lo spettatore con una ricerca forzata dello shock visivo, che rivela la sua totale inconsistenza e superficialità. Pellicola adatta alla pura soddisfazione dell'appetito cinefilo di un pubblico dallo stomaco forte: inutile. Un cast di attori semi-dilettanti di origine thailandese affianca l'unico professionista Ivan Rassimov. Scritto da Francesco Barili e Massimo D'Avak; musiche di Daniele Patucchi.
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