Paul (Peter Fonda), regista di spot pubblicitari, ha trovato la bella moglie (Susan Strasberg) in compagnia di un altro uomo. In un momento difficile, anche dal punto di vista lavorativo, assumerà la sua prima dose di LSD.

Scritto da Jack Nicholson, Il serpente di fuoco è un piccolo cult il cui valore è decisamente inferiore alla sua fama. Lisergico e accompagnato da effetti tipicamente psichedelici, il film è un viaggio a occhi semiaperti nella mente di un uomo sotto acido: il regista Roger Corman (che, forse per prendere ispirazione, ha provato le sostanze utilizzate dal protagonista) ci mostra quello che vede il personaggio protagonista durante il suo trip. Indubbiamente è una pellicola visionaria e al passo coi tempi, ma nel complesso resta un'esperienza limitata e deboluccia, gratificata dal colorato apparato visivo e penalizzata da un andamento fin troppo caotico e da un senso di incompiutezza. Peter Fonda (alla sua seconda prova per Corman dopo I selvaggi del 1955) è il protagonista, Dennis Hopper un comprimario, Jack Nicholson lo sceneggiatore: i tre un paio d'anni dopo daranno vita a un viaggio ben più profondo e interessante nel maestoso Easy Rider (1969), firmato dallo stesso Hopper.
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