Due uomini (Tino Buazzelli, Mario Castellani) e una donna (Marilyn Buferd) senza scrupoli vanno in Africa a recuperare la “scimmia bianca” (Totò), erede di un'immensa fortuna che vogliono farsi affidare dal tribunale per poi sottrargli ogni ricchezza. Ma l'amore rimetterà tutto in gioco.

La parodia della celebre saga americana di Tarzan, offre il destro a Mattoli e a Totò per rinnovare gli schemi topici senza risultare ripetitivi. L'ironia gioca sul felice contrasto tra il fisico macilento del protagonista e la sua investitura da selvaggio, travalicando il film con l'alluso paragone extralinguistico con Johnny Weissmuller, protagonista “muscolare” dei film americani tratti da Burroughs. La classica “estraneità” del comico napoletano diventa qui fondamento del film e spunto per una critica ironica a una società già allora preda del consumismo, cadenzata da un cinismo finora estraneo alla filmografia del Principe che non risparmia neanche la natura paradisiaca della giungla. Tra le fan di Tototarzan c'è una giovane Sophia Loren (accreditata come Sofia Lazzaro). Il film superò misteriosamente indenne la censura nonostante in una sequenza (quando il selvaggio “riconosce” le spoglie di un amico della giungla nella pelliccia di una riccona) l'attrice Adriana Serra, Miss Italia 1941, resti a seno nudo.
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