La bella scontrosa
La belle noiseuse
1991
Paesi
Francia, Svizzera
Genere
Drammatico
Durata
238 min.
Formato
Colore
Regista
Jacques Rivette
Attori
Michel Piccoli
Jane Birkin
Emmanuelle Béart
David Bursztein
Marianne Denicourt
Gilles Arbona
Il pittore Nicolas (David Bursztein) è in vacanza con la compagna Marianne (Emmanuelle Béart) e sogna di incontrare l'artista Edouard Frenhofer (Michel Piccoli), che ormai non dipinge da molto tempo. Quando costui vede Marianne, però, trova gli stimoli necessari per terminare un quadro incompiuto da dieci anni e intende usare proprio la ragazza come modella. Liberamente tratto dal romanzo Il capolavoro sconosciuto di Honoré de Balzac, le cui vicende sono state trasferite da Rivette ai giorni nostri, si tratta di una riflessione suadente e affascinante, anche se claudicante dal punto di vista narrativo e non sempre in grado di risolvere i propri momenti di stasi, sull'arte, il suo potere incommensurabile e gli intrecci sentimentali e psicologici che può generare, non solo in chi la produce ma anche in chi in qualche modo la “subisce”, essendone spettatore oppure, come nel caso del personaggio di Emmanuelle Béart, diretto ispiratore. Rivette filma con ostinata caparbietà il lavoro del pittore interpretato da Michel Piccoli, e le sue inquadrature non sono solo squarci e frammenti di creazione artistica ma somigliano a vere e proprie sessioni di lotta, nelle quali è la polarità tra autore del quadro e modella a fare letteralmente il film e a focalizzare l'attenzione di chi guarda. Rapendone lo sguardo e orientandone i pensieri attraverso un percorso accidentato di rivalse matrimoniali e reminiscenze, costellato da una dose non indifferente di tormento, recriminazioni e tensioni erotiche, cui si accompagno conversazioni fluviali e una sensorialità epidermica che il più delle volte fa rima col restringimento dello spazio a disposizione della macchina da presa. Un film che alterna torrida bellezza, incline a scoprirsi e mostrarsi in tutta la sua nuda fragilità, a uno stile analitico eccessivamente estenuante, che si sofferma sul gesto della creazione e sull'artista “al lavoro”, ma che in molti punti dà l'impressione di guardare il dito e non la luna. Gran prova della Béart, davvero encomiabile per l'uso attoriale del corpo e per come veste addosso l'intima essenza del film con le sue avventate e coraggiose scene di nudo, che in qualche occasione le permettono di assume perfino pose plastiche e proteiformi. Gran Premio della Giuria e Premio della Giuria Ecumenica al 44° Festival di Cannes. Nel 1993 ne è uscita una versione ridotta rispetto alle quattro ore iniziali della durata di 125 minuti, intitolata Divertimento.
Maximal Interjector
Browser non supportato.