
Anatomia di un rapimento
Tengoku to jigoku
Durata
143
Formato
Regista
Ansioso di concludere un affare per assicurarsi il controllo di un'azienda di calzature, l'industriale Gondo (Toshir Mifune) viene contattato da uno sconosciuto (Tsutomu Yamazaki) che, credendo di rapire suo figlio, ha in realtà sequestrato quello dell'autista. La cifra richiesta è astronomica: Gondo decide di pagare e affrontare quello che si rivelerà un incubo a occhi aperti.
Noir dalle ambizioni filosofiche diretto da Akira Kurosawa, che adatta (con Hideo Oguni, Ryuz Kikushima ed Eijir Hisaita) un romanzo di Ed McBain per riflettere sulla permeabilità del Male connaturato alla natura stessa dell'essere umano. Partendo dallo spunto classista (il rapitore invidia a Gondo le sue ricchezze e questo lo spinge al crimine), il regista rilegge uno dei propri temi feticcio, il rapporto tra allievo e maestro, articolando il confronto-scontro tra i due antagonisti come una sorta di specularità tanto ambigua quanto agghiacciante. Funzionale, in tal senso, la struttura che separa nettamente le vicende di Gondo e di Takeuchi: un parallelismo che conduce all'allucinante finale, fulcro di ruoli che si confondono nel caos esistenziale. Confezione impeccabile (straordinaria la fotografia di Asakazu Nakai e Takao Sait), ritmo serrato nonostante la durata probante e numerose sequenze da antologia (la discesa agli inferi nel quartiere dei drogati, dove si consuma l'agonia di una giovane che Takeuchi ha scelto come cavia per testare l'effetto di una droga, su tutte): un film incisivo e disturbante, forte di una straordinaria tenuta narrativa e ricco di immagini da ricordare (tra le altre, l'inquadratura con il fumo colorato che svetta in mezzo al raggelante bianco e nero). Takashi Shimura è il capo della sezione investigativa; musiche di Masaru Sat.
Noir dalle ambizioni filosofiche diretto da Akira Kurosawa, che adatta (con Hideo Oguni, Ryuz Kikushima ed Eijir Hisaita) un romanzo di Ed McBain per riflettere sulla permeabilità del Male connaturato alla natura stessa dell'essere umano. Partendo dallo spunto classista (il rapitore invidia a Gondo le sue ricchezze e questo lo spinge al crimine), il regista rilegge uno dei propri temi feticcio, il rapporto tra allievo e maestro, articolando il confronto-scontro tra i due antagonisti come una sorta di specularità tanto ambigua quanto agghiacciante. Funzionale, in tal senso, la struttura che separa nettamente le vicende di Gondo e di Takeuchi: un parallelismo che conduce all'allucinante finale, fulcro di ruoli che si confondono nel caos esistenziale. Confezione impeccabile (straordinaria la fotografia di Asakazu Nakai e Takao Sait), ritmo serrato nonostante la durata probante e numerose sequenze da antologia (la discesa agli inferi nel quartiere dei drogati, dove si consuma l'agonia di una giovane che Takeuchi ha scelto come cavia per testare l'effetto di una droga, su tutte): un film incisivo e disturbante, forte di una straordinaria tenuta narrativa e ricco di immagini da ricordare (tra le altre, l'inquadratura con il fumo colorato che svetta in mezzo al raggelante bianco e nero). Takashi Shimura è il capo della sezione investigativa; musiche di Masaru Sat.