Agli inizi del Novecento, il capitano Vladimir Arsen'ev (Yuriy Solomin) parte con un gruppo di militari per esplorare il territorio siberiano. L'incontro con il solitario nomade Dersu Uzala (Maksim Munzuk) coincide con l'inizio di una splendida amicizia: in pericolo a causa dell'ambiente ostile, i due uomini si salveranno la vita a vicenda, creando un legame destinato a resistere anche alla morte.

Reduce dal disastro commerciale di Dodes'ka-den (1970) e da una profonda depressione causata dalle incomprensioni con i produttori, Akira Kurosawa sceglie di rimettersi in gioco adattando i testi biografici dell'esploratore russo Vladimir Arsen'ev: il risultato è un commovente apologo sulla forza dell'empatia, mezzo primario per resistere a una natura maestosa e indifferente. Il sottotesto profondamente umano dell'opera è incarnato dalla minuscola figura di Dersu Uzala (convinto che la terra respiri e il crepitio sia la parola del fuoco), metafora di un'attitudine e di un afflato universali nei confronti di ogni essere vivente. Parabola magistrale sul rapporto tra allievo e maestro (punto fermo nella poetica del regista giapponese, qui virato in un'accezione insolitamente positiva), il film si distingue per un impianto visivo di grande impatto emozionale. I paesaggi della Taiga siberiana sono stigmatizzati in tutta la loro magniloquenza ed esaltati da una fiammeggiante fotografia (di Fyodor Dobronravov, Yuriy Gantman e Asakazu Nakai) che regala sequenze memorabili: impossibile non citare la lotta per la sopravvivenza sul lago ghiacciato, in cui i due protagonisti tentano freneticamente di costruire una capanna di fortuna per resistere al gelo e all'oscurità. Emozionante, sincero e colmo di estremo vitalismo, reazione necessaria al cupo nichilismo dell'opera precedente, Dersu Uzala risulta lievemente appannato da un ritmo troppo dilatato, che comunque non intacca la forza etica di un idealismo ecologico da manuale. Vincitore di un Oscar come miglior film straniero; premio FIPRESCI e Gran Premio a Kurosawa al Festival di Mosca.
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