Un portinaio (Totò), dopo essere entrato in possesso del materiale necessario originale per stampare soldi e, con la complicità di due condomini (Peppino De Filippo, Giacomo Furia), medita di trasformarsi in falsario e dare così una svolta alla propria vita.

Totò, Peppino e Camillo Mastrocinque – direttore dei migliori film della coppia – fondano qui il loro triangolo della perfetta comicità. Grazie anche alla sceneggiatura di Age e Scarpelli, La banda degli onesti è da considerarsi una delle prove più riuscite della commedia italiana degli anni Cinquanta, non solo per l'inesauribile inventiva dei due mattatori, ma anche per la cornice che fa da sfondo alla vicenda. Il film, procedendo per raffinati bozzetti familiari, fotografa un'Italia “di condominio” che non esiste più, agglomerata intorno a momenti di piccola povertà che non scadono nel dramma facile né sprofondano in una comicità da palcoscenico. I volti di Totò e Peppino raccontano personaggi e non macchiette, pur riservandosi siparietti che col tempo sono giustamente diventati – insieme col film – dei classici della comicità, a cominciare dalle inesauribili storpiature del cognome Lo Turco che il portinaio Antonio è capace di inventarsi in poco più di cento minuti di film.
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